Una vita parallela fino a trentun anni

Una vita parallela fino a trentun anni

Rivano, figlio di albergatori, durante gli studi musicali e al liceo classico, collaborava talvolta con i genitori nella loro azienda, avendovi in seguito, per tre anni, la gestione del bar. Nel frattempo, era socio fondatore e segretario della “Società turistica rivana”, nonché consigliere della Associazione benacense albergatori; in seguito veniva eletto alla carica di Assessore comunale all’Istruzione e allo Sport e rappresentante del Comune di Riva nel Consiglio d’amministrazione dell’Azienda autonoma di soggiorno (1959-62).

Dal comitato per le celebrazioni a Torino del centenario dell’Unità d’Italia fu nominato Console onorario di “Italia 61”.

Da studente, organizzava e controllava gare ciclistiche dei compagni ed era dirigente-giocatore della squadra “Gymnasium” (per la quale aveva procurato in casa le maglie e cucito gli scudetti-distintivo in forma triangolare, ricamandovi la lettera “G”).

Da assessore dava spesso salami e coppe a ciclisti della categoria dilettanti e, per un quarto d’ora, fu presidente della “Società sportiva benacense”: presente come rappresentante del Comune all’assemblea annuale del sodalizio, ne fu proposta da alcuni l’elezione, ma egli si rifiutò con la scusa della incompatibilità con la carica di pubblico amministratore (in realtà, a quell’epoca, aveva in tasca ben pochi quattrini; o forse pensavano nell’aiuto di suo padre, certo più facoltoso).

Egli ricorda anche un “discorso della montagna” tenuto agli studenti con trepidazione (per scarsa competenza) in occasione d’una “Festa degli alberi” sul monte Brione, tra Riva e Torbole.

In Consiglio comunale, essendo ambidestro, votava con la… sinistra, quando non era d’accordo con la maggioranza (per sinistra si intende la mano, in modo da evitare che il segretario comunale, curiosando, scoprisse, dalla grafia corrente dei singoli consiglieri, come ciascuno aveva votato).

Ben oltre i trentun anni, dopo una lezione per i maestri di coro, un giovane collega collaboratore gli disse: “Ma lei è un attore!” Ne prese “coscienza” molto più tardi a Laives (BZ), quando, al termine di alcuni vigorosi e animati interventi per la presentazione d’un volume celebrativo del Coro “Monti Pallidi”, fu atteso all’uscita dalla sala da un barbuto signore che, in disparte, gli chiese: “Perché non viene a far parte della nostra compagnia filodrammatica?” Ma non lo fece…